IL CANALE MAR MORTO-MAR ROSSO

di Lorenzo Fantone

(2slide) I cabalisti si sono posti la domanda: perché questo nome “Mar Morto”? Che definizione dare di qualcosa che è morto? La risposta è semplice. Il lago di Tiberiade è il lago della vita perché accoglie il Giordano, si riempie della sua acqua e, più giù, la lascia andare. Riceve e dà. Al contrario, il mar Morto o il “lago Morto” riceve il Giordano, prende la sua acqua ma non dà nulla. Ecco la definizione molto concreta della morte: ciò che è capace di ricevere, ma non di dare. (Marc-Alain Ouaknin)

(3slide) Il Mar Morto (in arabo: البحر الميت; in ebraico: יםהמלח, Yam HaMelah, letteralmente "mare del sale") - è il secondo specchio d'acqua più salato al mondo dopo il lago Assal di Gibuti nel continente africano. È un lago endoreico, cioè senza emissari, situato nel vicino Oriente tra Israele, la Cisgiordania e la Giordania. Chiamato anticamente Asfaltide, il mar Morto si trova nella depressione più profonda della Terra a circa 415m sotto il livello del mare.

È Suddiviso in due distinti bacini, quello superiore di profondità elevate, mentre quello inferiore non ha mai superato i 2 metri di profondità massima. Quest'ultimo è oggi quasi prosciugato, mantenuto in vita solamente da un canale scavato appositamente attraverso lo spartiacque tra i due bacini (oltreché sporadicamente alimentato dallo Wadi Araba).

La caratteristica peculiare del Mar Morto è che l'acqua è notevolmente salata, a causa della forte evaporazione, e questo non consente la presenza di alcuna forma di vita fatta eccezione per alcuni tipi di batteri. La concentrazione salina del Mar Morto è del 33,7%, mentre quella del Mar Mediterraneo è compresa tra il 3,5% e il 3,9%. La superficie è la parte meno salata, diluita dalle acque del Giordano che trovano difficoltà a scendere negli strati più bassi più densi: scendendo a 40 m di profondità, la salinità diventa di 300 g per ogni chilogrammo di acqua, circa 8 volte quella degli oceani (la cui salinità media è pari a circa 38 g per chilogrammo d'acqua). Verso i 100 m di profondità la salinità aumenta a 332 g per ogni chilogrammo di acqua, saturandosi: il sale precipita e si accumula sul fondo del mare.

(4slide)L'acqua del Mar Morto, con densità di 1,24 kg/L sempre a causa dell'elevata salinità, permette a chiunque di galleggiare senza alcuno sforzo, mentre rende molto difficile la pratica del nuoto, in quanto si emerge troppo dall'acqua. Il galleggiamento è talmente marcato che è proibito allontanarsi troppo dalla riva, non tanto per l’improbabile rischio di annegamento, quanto più per il fatto che è praticamente impossibile rientrare a riva. Altra particolarità sono le condotte acqua a pelo d’acqua lungo la riva. La prima volta che mi avvicinai al mar Morto mi stupii della presenza di tali condotte. Ma un volta entrato in acqua ne compresi subito la funzione: l’acqua è talmente salata che, oltre a “cauterizzare” ogni singolo taglio o abrasione cutanea, se finisce negli occhi inibisce momentaneamente completamente la vista, e è quindi indispensabile lavarsi subito.

(5slide)Per generazioni la regione del Mar Morto è stata considerata "maledetta" per via dell'alto livello di sale contenuto nel terreno, che impediva le coltivazioni agricole e lo sviluppo di insediamenti permanenti. Solo all'inizio del XX secolo i pionieri iniziarono a lavare il terreno e a sviluppare quella meraviglia che è l'agricoltura nel deserto, che oggi rappresenta il 50% dell'economia della regione. "Il sale contenuto nel terreno dà alla frutta e agli ortaggi coltivati in questa regione un gusto e un aroma particolari", così afferma  Yossi Tzoffi, coordinatore del dipartimento acque e agricoltura del consiglio regionale di Mar Morto.

La palma da dattero è una delle colture più antiche della regione del Mar Morto. La regione conta circa 250 ettari di terreno coltivato a palma da dattero. Un'altra coltura tipica della regione del Mar Morto è il basilico, esportato in tutto il mondo. Circa l'80% dell'intera produzione agricola della regione del Mar Morto è destinata all'esportazione ed è conforme agli standard europei e internazionali.

Le acque del Mar Morto vengono anche utilizzate per la produzione di cloruro di potassio sia da società israeliane che giordane; vengono anche estratti bromo e magnesio, di cui il mare è ricco. L'estrazione viene fatta partendo dalle saline, visibili alla estremità sud del mar Morto. Intorno all’estrazione di questi prodotti si è sviluppato un nucleo di stabilimenti industriali per la cosmetica e la chimica agricola che hanno portato a un’espansione e diversificazione dell’economia regionale.

(6slide)Ma soprattutto le acque del mar Morto sono conosciute fin dai tempi dei Romani, e sono sfruttate ancora oggi, per le loro proprietà curative, soprattutto per le malattie della pelle: inoltre il basso livello di raggi UV e l'alto tasso di ossigeno sono ottimi per la salute. L'alta concentrazione di minerali, tra cui il calcio e il magnesio, sono utili rimedi contro le allergie e le infezioni delle vie respiratorie; il bromo facilita il rilassamento; lo iodio  ha effetti benefici sulle disfunzioni ghiandolari e il fango per la cura della pelle. Inoltre, a Kibbutz Ein Gedi è stato istituito un laboratorio di biochimica e biotecnologia della pelle in cui vengono condotti studi approfonditi sugli effetti delle speciali proprietà della regione, con un'attenzione particolare ai trattamenti della pelle.

(7slide)Questa enorme ed eccezionale ricchezza naturale ha permesso, con l’avvento del turismo di massa nella seconda metà del 900, lo sviluppo intorno alle sponde del mar Morto, sia su quella israeliane che su quella Giordana, di un florido settore turistico internazionale. Moltissime risorse sono state investite nello sviluppo di infrastrutture, attrezzature e servizi destinati all'industria del turismo. La regione offre circa 4,000 camere di albergo di vario livello, villaggi turistici in kibbutz, ostelli ed altre attrezzature di soggiorno con servizi adiacenti quali: aree di parcheggio, spiagge pubbliche, riserve naturali protette ed affascinanti siti turistici.

(8slide) Ma questa meraviglia della natura sta vivendo da quasi 40 anni un lento ma continuo processo di evaporazione che sta portando a una riduzione della sua superficie che ha raggiunto gli 80cm all’anno. Da quando i contadini israeliani e giordani hanno iniziato a deviare le acque dei fiumi, soprattutto del Giordano, la portata degli immissari nel mare si è notevolmente ridotta. All'inizio del XX secolo, nel Mar Morto fluivano circa 2 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, gran parte dei quali proveniva dal Fiume Giordano. Ma, secondo Gidon Bromberg, direttore di Friends of the Earth Middle East, «Oggi il 95 per cento di quest'acqua è presa da Israele, Giordania e Siria». Meirav Ayalon, portavoce per il Kibbutz Ein Gedi, ha detto: «Una volta il litorale del mare, presso le terme di Ein Gedi, costeggiava la strada. Ora bisogna viaggiare per mezzo miglio prima di raggiungerlo».

(9slide) Per tentare di risolvere questa drammatica situazione, negli ultimi decenni, i governi di Giordania e Israele, supportati da esperti internazionali, hanno ipotizzato innumerevoli possibilità di soluzione. Quella che negli ultimi anni ha riscosso più successo, fin da portare la World Bank a finanziare e sostenere la realizzazione di tre differenti studi di fattibilità, ambientale, economica e sociale, è stata quella di realizzare un canale che colleghi il mar Morto al mar Rosso tale da permettere che l’acqua di quest’ultimo si possa riversare nel primo. L’idea di creare un collegamento tra i due mari venne avanzata per la prima volta dagli inglesi e dallo stesso Theodor Herzl alla fine del XIX secolo. Un secolo più tardi, negli anni ’90, dopo la pace firmata fra Israele e Giordania, l’idea della condotta riprese slancio.

Quello che poteva sembrare solo un sogno avveniristico, sembra invece aver preso forma con la firma a New York nel dicembre 2013 di un accordo tra Israele, Giordania e Autorità Palestinese che, dopo anni di trattative segrete, che ha posto le basi concrete di questa sfida ingegneristica.

(10slide) Nel gennaio 2012 la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto dettagliato sul piano trilaterale per la costruzione del Canale dei Due Mari. Indicando come obiettivo del progetto quello di preservare il Mar Morto dal degrado ambientale, di produrre acqua desalinizzata e di generare energia idroelettrica a prezzi ragionevoli, la Banca Mondiale sottolineava che il programma dovrebbe anche funzionare come “un simbolo per la pace in Medio Oriente”, in particolare tra israeliani, giordani e palestinesi. Lo studio di fattibilità ha determinato che è possibile procedere con la costruzione di una conduttura in galleria, di un grande impianto di desalinizzazione e di due centrali idroelettriche, il tutto in territorio giordano.

Il sogno di Herzl ha potuto vedere la sua concretizzazione grazie ai progressi e alle eccellenze israeliane nel settore delle energie rinnovabili. Oggigiorno Israele è particolarmente sviluppato per quanto concerne la gestione delle risorse idriche. Un terzo di tutta l’acqua che consuma Israele consuma proviene dal mare, e ciò è un dato di capitale importanza per un Paese dal clima desertico con uno strutturale deficit idrico. Il riciclo dell’acqua è alla base della politica energetica israeliana. L’87% dell’acqua utilizzata è riciclata e Israele è tra i principali Paesi al mondo nello sviluppo di tecniche innovative del riciclo. Se si pensa che tra questi la Spagna ricicla solo il 25% dell’acqua che utilizza, il successo israeliano è chiaro. Per usare una battuta del ministro Shalom: ”Abbiamo imparato a sviluppare molte risorse idriche, eccetto la pioggia che non è abbastanza”.

Ma come in tutti gli eventi importanti, non poteva mancare lo “zampino” italiano. Infatti la società ingegneristica italiana Thetis, con sede presso l’arsenale di Venezia,si è aggiudicata l’appalto per lo studio d’impatto ambientale riguardante la collocazione della condotta nel golfo di Aqaba. La Thesis ha vinto fra diciotto competitor internazionali in gara e ha operato come team leader in collaborazione con gli istituti che da anni sono impegnati nello studio del Golfo di Aqaba: Interuniversity Institute for Marine Science di Eilat, l’Israel Oceanographic and Limnological Research, la Marine Science Station di Aqaba e il prof. Monismith della Stanford università.

Il 9 dicembre 2013 a Washington nella sede della World Bank, sulla scorta degli studi di fattibilità e progettuali, L’accordo è stato siglato tra Israele, Giordania e Autorità Palestinese in un clima di speranza e di collaborazione. I fini riportati e ratificati dall’accordo sono: preservare il mar Morto dal degrado ambientale, produrre acqua desalinizzata e generare energia idroelettrica a prezzi ragionevoli.

La prima fase per progetto riguarda la costruzione della condotta che collegherà il mar Rosso al mar Morto. L’opera, già nota come Canale dei Due Mari, dovrebbe costare fra 250 e 400 milioni di dollari, che saranno raccolti fra paesi donatori, fonti filantropiche e un’iniezione di liquidità da parte della Banca Mondiale. Entro un anno il piano trilaterale prevede la pubblicazione di una gara d’appalto internazionale per la costruzione dell’intera condotta in galleria per 180 chilometri, destinata a trasportare l’acqua lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, da un impianto di desalinizzazione posto nel Golfo di Aqaba sino al Mar Morto. La superficie del Mar Morto si trova circa 427 metri sotto il livello del mare per cui l’acqua defluirà naturalmente dal Mar Rosso verso nord. Salvo ritardi imprevisti, la costruzione della struttura e dell’impianto di desalinizzazione sarà completata entro 4-5 anni.

(11slide) Secondo il progetto, ogni anno verranno pompati circa 200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso, all’estremità meridionale di Israele. Un grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba, che sorge sul golfo di Eilat dirimpetto alla località turistica israeliana, produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi a beneficio della città portuale di Eilat e delle comunità nell’arida regione di Arava, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino del processo saranno convogliati verso nord fino al Mar Morto per ricostituire il precario livello del grande lago salato.

Nell’ambito dello stesso accordo, nel nord Israele pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania sotto Autorità Palestinese: in parte acqua dolce dal lago Kinneret (Mare di Galilea), in parte acqua riciclata per l’agricoltura.

(12slide) Il progetto però si pone anche come obiettivo la produzione di una quota considerevole di energia rinnovabile sfruttando la tecnologia idroelettrica. Tale possibilità permetterebbe di ridurre anche la dipendenza energetica d’Israele dall’estero abbassando anche il costo industriale dell’energia elettrica.

In quest’ottica fondamentale potrebbe essere l’appoggio della Leviethan Energy Ltd. Costituita nel 2006, questa azienda israeliana ha guadagnato recentemente una certa notorietà internazionale dopo aver presentato al Water Road Show (maggio 2013) la Bekatina Turbine. Si tratta di una mini turbina idroelettrica da applicare alle tubazioni, che sfrutta il flusso dell’acqua per generare energia. Il vantaggio di questo sistema è di produrre energia elettrica pulita, sfruttando il il flusso delle acque sia reflue che potabili che scorrono nella rete idrica.

Ma il canale dei Due Mari ha sollevato le proteste di molte organizzazioni ambientalistiche e ha anche i alcuni dubbi del governo di Gerusalemme.    

La Friends of the Earth, la Society for the protection of Nature in Israel e persino il Ministero della Protezione Ambientale di Israele affermano che riempire il Mar Morto con l'acqua del Mar Rosso potrebbe avere un cattivo effetto. Mischiare l'acqua del Mar Rosso, ricca di solfato, con la soluzione salata ricca di calcio del Mar Morto potrebbe risultare in un precipitato di gesso. In altre parole potrebbe far diventare il Mar Morto di un colore bianco gesso. Il fosfato del Mar Rosso e la diluizione dell'acqua superficiale potrebbero anche causare un'enorme proliferazione delle alghe.

«Tutti gli studi hanno mostrato che il progetto causerà un grande disastro ecologico in quanto produrrebbe uno strato di gesso e alghe rosse», ha affermato la Ayalon. Quasi fosse una costante dell’area mediorientale, Il Mar Morto è un corpo d'acqua problematico in una Regione problematica. Per evitare tutto ciò, gli esperti avrebbero anche avanzato delle soluzioni alternative.

Negli ultimi decenni, infatti la riserva d'acqua di Israele si è sempre basata sul Lago Kinneret a nord del Mar Morto. Ora tuttavia sta diventando più dipendente dall'acqua desalinizzata del Mar Mediterraneo. Pertanto una delle soluzioni avanzate prevede che venga usata una maggiore quantità di acqua dal Mediterraneo per dar modo al Kinneret la possibilità di riprendersi a pieno. Dal momento che il Kinneret segue un corso naturale fino al Mar Morto: se i livelli d'acqua del Kinneret salgono anche il mar Morto dovrebbe beneficiare di un innalzamento idrico.

Ma questa soluzione potrebbe funzionare solo se anche i Governi di Israele e Giordania decidessero di restringere l'utilizzo aziendale dell'acqua, che sta esaurendo il fiume Giordano e quindi anche il mar Morto. Un esempio su tutti, l'industria del potassio, impiantata nella fascia costiera meridionale del mor Morto, non è incentivata ad operare con meno acqua. Se Israele e Giordania chiederanno alle imprese di pagare per ogni metro cubo d'acqua e sorveglieranno la quantità d'acqua consumata allora le compagnie potrebbero sviluppare una tecnologia alternativa che richieda meno acqua.

Una combinazione tra la desalinizzazione dell'acqua del Mar Mediterraneo, il riutilizzo dell'acqua trattata e la limitazione dell'utilizzo aziendale dell'acqua per alleviare la pressione sul Mar Morto e lasciare che si rifornisca attraverso le sue fonti naturali.

Le criticità ravvisate sembrano gettare un ombra oscura sul progetto tale da decretarne l’insuccesso ancora prima dell’inizio materiale dei lavori. Anche se queste obiezioni devono essere prese in seria considerazione nell’evoluzione del progetto in modo da evitare danni all’ecosistema del mar Morto. Ma oggi dobbiamo focalizzarci e salutare con rinnovato entusiasmo le parole pronunciate del ministro Shalom alla firma dell’accordo.

Intervistato da radio Galei Tsahal il ministro israeliano ha dichiarato: “Il progetto ha ottenuto il sostegno del primo ministro Benjamin Netanyahu insieme a quello del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e, naturalmente, del re di Giordania”.

Per capire la portata storica di questo accordo, il Ministro giordano Hazem Nasser ha sottolineato che l’accordo non è politico. “E’ un accordo umanitario – ha detto – progettato per aiutare coloro che hanno bisogno di acqua, e ha un aspetto ecologico dal momento che stiamo cercando di salvare il Mar Morto. Senza acqua non c’è occupazione e la povertà imperversa. Questo è il motivo per cui collaboriamo con i nostri partner regionali”. “L’accordo – ha detto il ministro palestinese Shaddad Attili – non è correlato agli accordi di Oslo. Il bello è che questo è un accordo regionale che è importante per tutti noi, e per salvare il Mar Morto. Abbiamo dimostrato che possiamo lavorare insieme”.

 

“Abbiamo deciso di attuare il processo in più fasi e la prima fase è l’impianto di desalinizzazione ad Aqaba e l’acquedotto per salvare il Mar Morto – ha spiegato il ministro Shalom – Stiamo aggiungendo un altro strato alla pace con i nostri vicini. Adottiamo questo accordo trilaterale per aiutare gli abitanti della regione, per salvare il Mar Morto, per fornire acqua ed elettricità, e per realizzare una cooperazione strategica, economica e politica. Oggi è un vero giorno da celebrare, senza frasi fatte”. (13slide) (slide14)

Ben Gurion - Herzl
Ben Gurion - Herzl

Se lo volete, non è una favola!   (T. Herzl 1860-1904)

 

 

 

 

 

 

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Sito aggiornato: 26/02//2019