Incontro - intervista degli Studenti con gli Autori

21 ottobre 2009

Mattinata degli studenti dell’IPC Lanino con Lizzie Doron e Boris Zaidman al Salone Dugentesco.               

 

Ospiti d’onore: gli scrittori Lizzie Doron e Boris Zaidman, provenienti da Israele e vincitori del  Premio letterario ADEI-WIZO 2009.

L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Vercelli in collaborazione con l’Istituto Professionale “B.Lanino” che ha curato la presentazione.

E’ stato proiettato un video con immagini e musiche legate ai testi degli autori. Luana Spinella , ex-allieva del  Lanino, ha riscaldato ancor di più l’atmosfera interpretando il brano colonna sonora del film “La vita è bella”.

 

Ed ecco le parole degli scrittori all’inizio dell’incontro:                  

L. Doron: Quando ho ascoltato la canzone in yiddish le lacrime sono sgorgate dai miei occhi. E’ stata un’ottima presentazione perché mi è entrata subito nel cuore.

B. Zaidman: Grazie per aver mostrato le immagini della mia città la cui visione è sempre piacevole.

Mi ha emozionato molto il fatto che voi così tanto distanti dalla mia patria abbiate letto il mio libro  e siate stati così bravi da presentarlo in un modo esauriente ed emozionante. Spero che non sia stata una punizione per gli studenti quella di leggere i libri!

 

Tante le domande e le curiosità nate dalla lettura dei libri (Doron “Perché non sei venuta prima della guerra” e Zaidman “Hemingway e la pioggia di uccelli morti”).

B. Zaidman: “Quando è arrivato in Israele dall’Unione Sovietica, qual è stata la sua più grande difficoltà nell’ambientarsi?”

Essere uno straniero è come una professione e i problemi che si incontrano devono essere risolti piano piano. Venendo dalla Russia, la prima difficoltà è stata vedere un inverno senza neve.

La mia faccia  non ha niente a che vedere con un volto  israelita, perché è una faccia russa. Ognuno di noi porta dietro questo elemento caratteristico che nessuno potrà mai far finta di non vedere.

L. Doron interviene… Israele può fornirci l’esempio di cosa possa essere l’integrazione. Sebbene sia nata in Israele, ho sempre avuto a che fare con persone provenienti da diversi luoghi e diverse etnie. Essere emigrato non deriva soltanto dal diverso luogo d’origine, ma è proprio un aspetto psicologico.

Sebbene sia nata in Israele sono una specie di immigrante nella mia stessa terra natale,  proprio per le problematiche psicologiche di adattamento.

B. Zaidman: “Lei ha descritto benissimo il mondo dei bambini e il loro modo di vedere le cose. Come ha fatto ad avvicinarsi così tanto al loro mondo?”

L’unica soluzione è rimanere bambini, questo aiuta sia l’aspetto fisico che l’aspetto psicologico. Certo, non fa tanto bene alla famiglia, ma fa bene alla propria anima.

L. Doron: “Quale emozione ha provato a far rivivere sua mamma nel libro?”

Da questo punto di vista sono un po’ schizofrenica,  perché da un lato rivive  la bambina che c’è in me e che vorrebbe ritrovare una madre ancora, ma le emozioni sono diverse a seconda del momento.  E’  sempre un lavoro in progress. Ho pianto perché la canzone della Tumbalalaika inserita nella presentazione  mi ha fatto sentire la mancanza di mia madre.

B. Zaidman aggiunge…   Vi è una sorta di compensazione nello scrivere dei propri genitori. La compensazione si riferisce al fatto che tutti i bambini hanno un conflitto con i genitori e dunque,  nel momento in cui non li hanno più,  sentono il dovere di ricordarli e ricomporre il conflitto che in tutto il mondo caratterizza questo rapporto. Il consiglio che vi do è quello di avere un buon rapporto con i vostri genitori, di goderlo in pieno.

Oppure, suggerisce Lizze Doron, scrivete dei libri!

B. Zaidman: “C’è qualcosa che rimpiange in particolare del periodo in cui lei  era bambino e viveva in Unione Sovietica?”

Prima di tutto il fatto di non essere più un bambino, di aver perso l’infanzia. Ho assorbito in Unione Sovietica il sogno che fosse la migliore nazione al mondo, che avrebbe governato il mondo e avrebbe avuto un grandissimo futuro. Quello di cui sento la mancanza oggi è proprio l’assenza di sogno di grandezza. Un sogno di cui,  anche se era una menzogna,  sento la mancanza. Una grande illusione!

L’Unione Sovietica era come la donna ideale che non esiste, ma si deve cercare sempre

L. Doron e Boris Zaidman: “L’umorismo e l’ironia sono presenti nei vostri libri. Qual è secondo voi la forza dell’umorismo?”

L. Doron: Senza  senso dell’umorismo in un ambiente dove devi sopravvivere sei morto. Ad esempio, quando mia mamma cucinava ed era distratta, se bruciava il cibo,  lo presentava sulla tavola come cibo di Buchenwald, il lager. Si capisce a quale cinismo dovesse riferirsi per sopravvivere, perché tutto sembrasse normale.

B. Zaidman: L’arma del miserabile è il senso dell’umorismo.

L. Doron:

“Perché nel libro chiama sua mamma Helena e non mamma?”

Ho bisogno di una buona psichiatra per dare una risposta. Non so per quale motivo non l’ho chiamata mamma, però il libro è stato scritto non per un lettore occasionale, ma per mia figlia affinché le rimanesse una memoria oggettiva della vita della nonna e anche  della sua esperienza.

B. Zaidman: “Nel titolo del suo libro è citato Hemingway, com’è nato questo interesse nei confronti dello scrittore?”

Hemingway fu uno degli ultimi scrittori ad essere tradotti in Russia perché era considerato alfiere della libertà e dunque mi incuriosì subito perché mi faceva desiderare di conoscere gli argomenti trattati dagli scrittori americani. Hemingway compare nel mio romanzo in forma di ritratto, un uomo bello, coraggioso e audace.

Doron e  Zaidman: “Qual è la sua definizione di libertà?”

Libertà è essere liberi dentro se stessi, dentro il proprio cervello. Inoltre libertà è potersi muovere liberamente da un posto all’altro.  Libertà è riferita anche all’essere ebreo, all’“ebreo errante”.

B. Zaidman: “Com’è nata l’idea di una copertina così bella e originale?”

Ho studiato all’Accademia di Belli Arte e mi piaceva disegnare qualcosa legato alle leggende e ai miti russi e questo è stato uno dei miei primi lavori. Siccome  fu giudicato molto male dai professori, l’aver riprodotto e riproposto il mio vecchio disegno è stata una vendetta. La mia professoressa non mi ha chiamato per dirmi: “Oh, caspita, ho sbagliato.”

Lizze Doron: “Ci può dare la definizione di dignità?”

La dignità è qualcosa che in tutta la vita si cerca di ottenere, è come la libertà. Non si ottiene la dignità  se qualcuno non ti permette di ottenerla, dunque la base di tutto è l’uguaglianza tra esseri umani. Nel momento in cui ci sentiamo fratelli, ci aiutiamo a vicenda ad ottenere la dignità.

Se qualcuno vi dà la libertà e voi concedete la libertà agli altri, allora si può vivere una vita dignitosa.

B. Zaidman:

La dignità è al primo posto di una vita normale. Siamo noi esseri umani a pensare ai nostri bisogni terreni. Per me Dio è un’entità che non ha tempo per noi.

Doron e Zaidman: “E’ stata fatta una presentazione dei libri,  vi sono state poste delle domande. E’ una nostra chiave di lettura. Sapevate di aver scritto queste cose?”

L. Doron:

E’ stato un grande regalo vedere che voi avete apprezzato il mio libro e questo non me l’aspettavo, mentre mi aspettavo le domande che mi avete posto. Vi ringrazio ancora, per me una risposta così personale e critica nei confronti degli scritti di un autore così lontano è davvero un regalo.

B. Zaidman:  

Nella tradizione ebraica  ad una domanda si  risponde con una domanda e quindi mi rivolgo al Preside: “In che misura siete interessati alla Shoah, in questa piccola comunità vicino a Milano? Come vi ponete davanti al problema della Shoah?”

Risponde il Dirigente, prof. Vincenzo Guarino:

Il problema della Shoah è molto sentito nella città di Vercelli. C’è una comunità  israelitica che è ben presente nella città e che fa molto per far conoscere le tradizioni ebraiche.  Le scuole periodicamente visitano il tempio israelitico e  il cimitero ebraico. E’ una risorsa culturale per la storia di Vercelli. Quando celebriamo la Giornata della Memoria abbiamo le testimonianze di persone che hanno vissuto in quel tragico periodo.

 

                                                                                                                                   La redazione dell’I.P.C. “B. Lanino”      

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Se lo volete, non è una favola!   (T. Herzl 1860-1904)

 

 

 

 

 

 

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