Terror Flotilla
Affrontare con equilibrio l'insidia del "pacifismo violento"
di Roberto Malini
Milano, 8 giugno 2010. Al di là di qualsiasi considerazione politica e al di là di una manifesta impreparazione da parte dei militari israeliani di fronte a
un'imbarcazione-trappola con alcuni terroristi a bordo, "pronti al martirio" come le bombe umane palestinesi, le foto dei soldati israeliani feriti mostrano la differenza fra pacifismo e
quell'integralismo violento e manifestamente anti-ebraico promosso dai Fratelli Musulmani (di cui fanno parte Hamas e il suo organo di raccolta fondi "Union of Good") e da una rete antisionista
che di fatto opera per colpire (e annientare, secondo i proclami nel sito di Hamas e le dichiarazioni del presidente dell'Iran) lo Stato di Israele, dopo una propaganda diretta a delegittimarlo
agli occhi dell'opinione pubblica mondiale e sorretta da alcuni media. Le foto diffuse da una nota agenzia dopo aver tagliato la mano di un terrorista che impugna un coltello sono emblematiche.
Tutti sanno, ma alcuni ignorano deliberatamente quando esprimono opinioni, che la nave passeggeri Mavi Marmara era organizzata a cura dell'IHH, organizzazione legata ad Hamas - attraverso l'Union
of Good - che non nasconde i collegamenti con la Jihad globale e Al Qaeda. E' evidente che vi è una strategia collegata alla "Flotilla" e agli eventi luttuosi che hanno caratterizzato la sua
azione; è chiaro che il network della "guerra santa", la Repubblica Islamica dell'Iran e una certa area della Turchia non sono rimasti sorpresi da quanto accaduto ed è palese che chi parte per il
"martirio" ha una missione di provocazione violenta. Una visione realistica dei fatti dovrebbe evitare di deformarli e piegarli alla solita visone che si vuole avere delle politiche belliche e di
sicurezza israeliane. Pacifismo e terrorismo sono agli antipodi, anche quando il lupo veste le pelli dell'agnello. Quello che è accaduto è tragico, terribile, ma ha radici in un piano premeditato
in ambienti integralisti e non nelle politiche di Israele. Questo assunto non deve tuttavia togliere spazio a una legittima critica verso la strategia di contenimento delle azioni (umanitarie e
non) di sostegno al popolo palestinese, che deve cambiare sia per restituire un'immagine civile di Israele presso l'opinione pubblica internazionale, sia perché vanno evitati a qualunque costo
inutili spargimenti di sangue. Esistono, per situazioni di inaspettata violenza in cui i militari si trovano di fronte aggressori muniti di armi bianche o improprie, pistole e fucili a choc
elettrico, proiettili di gomma, cortine di fumo e gas, sistemi d'arma paralizzanti, pallottole soporifere: metodi efficaci e contemporaneamente rispettosi della vita umana.
Vedi foto: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2010/06/07/pop_soldati.shtml
roberto.malini@gmail.com
al «Corriere della Sera», Indro Montanelli, 16 settembre 1972
Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime, non c'è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d'Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il
IL PROBLEMA DEI PROFUGHI PALESTINESI
D
tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta.
Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato fedain scarica su Israele l'odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E
il suo pietoso caso, in un modo o nell'altro, bisognerà pure risolverlo.
Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli «usurpatori» ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso.
Da Al-Arabiya il racconto di un paese palestinese che ha scelto l'amicizia
La Stampa 09/04/2008
Le agenzie dal Medio Oriente oggi parlano ancora di sangue. Tranne questa piccola notizia che mi ha segnalato l'amico Adib e che Al-Arabiya, emittente panaraba, ha ripreso da un
giornale israeliano, Maariv. Dice che in Galilea c'è un piccolo villaggio palestinese di duemila anime dove la cupola della moschea è stata dipinta in azzurro e bianco, i colori della bandiera
israeliana, per celebrare i 60 anni della fondazione di Israele.
Il sindaco, Hisham Zoubi, la spiega così: "La nostra religione predica l'amore e la comprensione fra i popoli. Ebrei, musulmani, cristiani, siamo tutti cugini, non è vero? Siamo tutti
cittadini di Israele e per noi non c'è differenza".
Ecco, si potrebbe dire che sono dei venduti. Secondo una certa logica qualcuno lo direbbe. Si potrebbe dire che sono matti e che li faranno saltare per aria tutti. Qualcuno lo potrebbe fare. Si
potrebbe dire che sono poveretti che, per amore del quieto vivere, si sono piegati al diritto del più forte. Qualcuno potrebbe pensarlo. Si potrebbe dire che questa è una storia inventata. L'ho
sospettato.
Loro dicono che l'hanno fatto nella speranza di unire arabi ed ebrei e che così: "Se un ebreo entra nella nostra moschea non avvertirà ostilità e si sentirà a casa".
Se è una bufala per favore non ditemelo.
Carla Reschia
Da Il GIORNALE del 3 marzo 2008, un articolo di Fiamma Nirenstein
Se lo scontro divampa, se decine di palestinesi e due soldati israeliani sono stati uccisi, dobbiamo biasimare anche noi stessi, gli europei, gli italiani in particolare. Noi abbiamo
creato le premesse perché Hamas si sentisse immune quando nei mesi scorsi da parte del governo in carica, col consueto narcisismo buonista, si è insistito per instaurare un dialogo con una
forza terrorista che nons a che farsene, si è compianto Gaza senza chiamare a rapporto l'estremismo jihadista di Ismai Haniyeh, Khales Meshal, la soppressione nella Striscia di tutti i diritti
umani.
Caro Direttore,
in questi giorni è alla ribalta delle cronache il caso dell’elenco dei professori universitari ebrei pubblicato su internet in un delirante blog dove, fra l’altro si sosteneva (perché ora è stato oscurato dalla polizia postale) che papa Ratzinger non è potuto andare alla Sapienza per colpa della potentissima lobby ebraica. Seguiva tutta una serie di slogan demenziali per dimostrare la solita tesi del complotto ebraico e della lobby sionista che dirige il mondo.
Al di là del caso di questo blog, il cui autore ovviamente anonimo, a mio avviso, non può che essere un cretino, ciò che preoccupa è l’impressionante proliferare in rete di siti di questo tipo, dove il più bieco negazionismo viene proposto senza il minimo pudore, insieme a tutte le solite parole chiave del razzismo antisionista. Tra queste hanno un posto d’onore le gratuite crudeltà dell’esercito israeliano contro civili palestinesi inermi.
Chi pensava che in Europa si fossero ormai sviluppati gli anticorpi contro la malattia dell’antisemitismo, dovrà forse cominciare a ricredersi. Quello che possiamo fare è cercare di diffondere il più possibile informazioni corrette così che simili odiose menzogne non trovino più seguito nella nostra società.
Cordiali saluti.
Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Vercelli
Vercelli, 9 febbraio 2008
5 marzo 2008
Una splendida risposta proporzionata (alla facciaccia dell'equidistante)
I missili palestinesi cadono sui centri commerciali, sugli ospedali, sulle scuole e sugli obiettivi civili in Israele, e Hamas si rivolge direttamente agli ebrei. Lo
fa in inglese e persino in ebraico: “Voi siete il nostro bersaglio, vi vogliamo morti”. Lo si legge nel
sito web ufficiale di Hamas. In uno degli ultimi poster on line sui siti di Hamas, con didascalie che non lasciano spazio al dubbio, sono raffigurati bambini di Sderot rannicchiati in un rifugio
durante un attacco di Qassam palestinesi: “I sionisti si nascondono bene”. Nel frattempo il ministero della Difesa d'Israele ha diffuso i dati sul fatto che sono sempre più numerosi i giovani
israeliani, i cui genitori vivono all'estero, che scelgono di tornare in Israele all'età di 18 anni per servire nelle Forze di difesa. Fra loro, il 90 per cento si arruola nelle unità combattenti e
il 70 per cento si stabilisce in Israele una volta completato il servizio militare. E’ la forza del sionismo, ricostruire dopo la distruzione, accorrere per la difesa della propria gente nel momento
del pericolo esistenziale. Una splendida risposta proporzionata.
Di Giulio Meotti fonte: Il Foglio del 3.3.2008
Una lettrice accusa l'ANSA di "notizie tendenziose contro
Israele"
http://www.icn-news.com
2008-01-09 Redazione
Emanuela Crespi ci ha inviato copia di una lettera inviata all'ANSA
Gentile redazione ANSA,
E' con crescente sconforto che noto una costante comunicazione delle notizie riguardanti Israele infarcita di incompletezze, se non adddirittura errori, volti (consciamente o inconsciamente) a
mettere Israele in cattiva luce.
Vi esorto, come pubblica cittadina, a prestare più attenzione al modo in cui queste notizie vengono riportate. Grazie a Dio anche in Italia sta crescendo la consapevolezza di molte verità sulla
questione israelo-palestinese, e molte persone come me non sono più disposte ad accettare informazione tendenziosa, filo-araba o completamente deviata dai più clamorosi falsi e luoghi comuni
mirabimente costruiti dalla propaganda araba in questi anni.
Data l'importanza del vostro ruolo e delle vostre responsabilità, nonchè dell'argomento trattato, vi invito caldamente ad una maggiore attenzione ed obbiettività.
Distinti saluti,
Emanuela Crespi