Articolo di Giulia Levi sulle nuove manifestazioni dell’antisemtismo.

Pubblicato su “LA SESIA” del 27 marzo 2012

 

Giulia Levi– L’uccisione di tre bambini e di un rabbino nella scuola ebraica di Tolosa è soltanto l’ultimo di una serie di atti che, negli ultimi mesi, sono stati compiuti contro la comunità ebraica italiana ed europea. Agli inizi di gennaio la Procura di Torino aveva iscritto nel registro degli indagati il Professor Renato Pallavidini (già noto per le sue posizioni negazioniste), con l’accusa di istigazione all’odio razziale, in seguito ad una serie di minacce di “strage” in Sinagoga; ancora a gennaio risalgono gli sfregi alle “pietre d’inciampo” poste nel quartiere ebraico di Roma, in memoria dei deportati nei campi di sterminio. Quasi in concomitanza della strage di Tolosa il sito di ispirazione neonazista “Holywar” ha pubblicato una lista contenente i nomi di 163 professori ebrei considerati “molto pericolosi” perché “complici di Israele”.

Abbiamo lasciato la parola alla Presidente della comunità ebraica di Vercelli Rossella Bottini Treves ed al Vice presidente dell’Associazione Italia-Israele-Vercelli Thomas Gazit.

 

Quanto influisce l’odio nei confronti dello Stato di Israele nell’antisemitismo dei giorni nostri?

R. B.T. «Purtroppo c’è una grossa responsabilità dei giornalisti nella percezione che il mondo ha di Israele e dei suoi rapporti con il resto del Medio Oriente; accade spesso che le notizie vengano manipolate e trasmesse in modo tendenzioso. E’ inevitabile pensare che, fomentando l’odio verso lo Stato di Israele, si stimolino anche gli atti antisemiti»

T.G. «Influisce perché attualmente l’odio contro lo Stato di Israele è connesso all’odio contro gli ebrei …ma dovrebbero essere due cose separate perché, ad esempio, esistono alcuni ebrei che non appoggiano lo Stato di Israele. C’è una base di ignoranza in chi non vuole capire la differenza tra l’essere ebreo (proveniente da qualsiasi parte del mondo) e l’essere israeliano: in Israele ci sono circa due milioni di cittadini islamici! Credo che dire di essere contrari allo Stato di Israele sia, attualmente, un modo “politically correct” per mascherare tendenze antisemite utilizzando l’argomento politico».

 

Catherine Ashton, Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, ha paragonato l’uccisione dei bambini ebrei di Tolosa alla morte di alcuni bambini palestinesi durante il conflitto lungo la striscia di Gaza. Qual è oggi, il rapporto tra Unione Europea ed antisemitismo?

R. B.T. «Quella della Ashton è stata una considerazione pericolosa e senza senso. Ma in questi casi c’è una regola: non bisogna esasperare gli animi ed esagerare con le prese di posizione. Il rischio più grande è che, continuando a rivangare affermazioni di questo genere, si scateni l’emulazione e qualcun’altro decida di porre in essere altre violenze. Per il resto, i dirigenti della Comunità ebraica italiana confermano che i rapporti con l’Unione Europea sono ottimi».

T.G. «Sui giornali israeliani ho letto che la Ashton ha smentito ed ha spiegato di “essere stata capita male”. Non so fino a che punto possa considerarsi chiusa la cosa. Una persona che ricopre ruoli politici di quel livello  difficilmente si lascia “scappare” qualcosa che non pensa. In alcune zone dell’Unione Europea lo spirito antisemita è particolarmente diffuso: penso all’Inghilterra dove, ormai da anni, alcune università si sono organizzate per boicottare i testi dei professori ebrei…bandendoli addirittura dalle biblioteche. Ma anche l’Italia non è da meno: fino all’anno scorso, un professore dell’Università di Teramo teneva un master “negazionista”».

 

In un’intervista televisiva Gaetano Saya, esponente politico di estrema destra, ha affermato “Sei milioni di ebrei uccisi? Non sappiamo se è vero”; nel 2008, invece, i centri sociali di estrema sinistra bruciavano pubblicamente le bandiere di Israele perché Israele era stato scelto come Stato ospite della Fiera del Libro di Torino. C’è una “sottocultura” politica che, in Italia, istiga all’antisemitismo?

R. B.T. «Indubbiamente. E l’antisemitismo deve essere messo al bando anche dalla politica. Fenomeni come la comparsa della lista di professori  sul sito neonazista Holywar o i gruppi antisemiti che proliferano su facebook dovrebbero essere arginati anche grazie all’intervento della politica. Perché continuano ad esistere?»

T.G. «Sono cittadino sia israeliano che italiano, ma la politica italiana mi ha deluso percui ultimamente la seguo poco. Non credo che il modo di affrontare la crisi economica degli ultimi due anni , da parte dei politici italiani, sia stato stato consono. Comunque, mi accorgo di certi casi eclatanti: durante il lancio dei missili tra Israele e Gaza, risalente alla seconda settimana di marzo, il Manifesto ha intitolato una prima pagina “Israele fa strage a Gaza”. Peccato che non spiegasse come, nello stesso periodo, Hamas avesse sparato incondizionatamente nei luoghi da cui Israele fornisce l’elettricità, il carburante e l’acqua per i suoi cittadini e anche agli abitanti della Striscia di Gaza…».

 

Che rapporto c’è tra l’ebraismo ed i vercellesi?

R.B.T. «E’ un rapporto molto bello. Abbiamo anche i nostri “habitués” che ci seguono in ogni evento culturale che organizziamo. I rapporti sono ottimi anche a livello inter-religioso: quest’anno, per la quinta volta in assoluto, l’Arcivescovo di Vercelli ha visitato la sinagoga di Vercelli. Ma ciò che mi rende più felice e mi dà tanta speranza è la partecipazione delle scuole vercellesi: ricordo che, durante l’ultima giornata della memoria, gli studenti sono confluiti in massa nella sinagoga. Mi ha stupita e commossa. E’bello vedere che le persone vogliono studiare, conoscere e – soprattutto - capire».

T.G. «Ci sono tanta partecipazione e condivisione da parte della cittadinanza vercellese. L’eco delle attività organizzate dall’associazione è positivo ed il Comune di Vercelli è molto disponibile, anche nel mettere a disposizione i suoi locali». 

 

Ben Gurion - Herzl
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Se lo volete, non è una favola!   (T. Herzl 1860-1904)

 

 

 

 

 

 

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